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Per una visione d’insieme vedi i seguenti approfondimenti:
Cenni storici
Jean le Boulch (Brest 1924- Dinard 2001), dopo aver completato gli studi in Educazione Fisica, fortemente interessato a comprendere il funzionamento dell’essere umano e l’incidenza dell’ambiente nella sua evoluzione, si laureò in medicina arricchendo la sua formazione con studi approfonditi in psicologia. Egli dedicò tutta la vita allo studio, alla ricerca e alla sperimentazione, instaurando rapporti e confronti continui con scienziati di tutto il mondo.
Il suo intento fu di ipotizzare una forma di educazione che attraverso il movimento potesse rivolgersi alla persona totale partendo dalle conoscenze teoriche dei dati scientifici di allora, per giungere a delle conclusioni coerenti sul piano pratico. Inizialmente interessato a fondare un’educazione fisica scientifica, spaziò poi in campo molto piu’ vasto inventando una nuova scienza del movimento umano, la Psicocinetica che, applicata allo sviluppo della persona divenne Psicomotricità Funzionale.
La Psicocinetica, fedele ai principi della fenomenologia e della psicologia delle condotte, considera la persona come una totalità in relazione continua con l’ambiente. Si riferisce ad un’analisi biologica che concepisce la funzione come un’attività complessa di adattamento dell’organismo all’ambiente, tramite un sistema nervoso di cui gli elementi si costruiscono e si gerarchizzano in un’interdipendenza che li rende polivalenti. Si inscrive in un percorso di pedagogia attiva, sforzandosi di creare le circostanze proprie a risvegliare dei bisogni e desideri in vista di una migliore conoscenza e padronanza di sé.
Gli autori principalidaiquali J. Le Boulch attinse nella formulazione della sua metodologia,sono molteplici. Ne citiamo solo alcuni di grande levatura quali ad esempio Henri Wallon promotore di una psicomotricità educativa, Merleau Ponty, per l’importanza che attribuisce all’azione nello sviluppo anteponendola al pensiero, Julien de Ajuriaguerra per la visione psicosomatica di mente e corpo, Pierre Janet e Kurt Lewin per gli studi sulla “condotta” umana,L. Von Bertalanffj per la teoria generale dei sistemi, Jean Piaget per le sue leggi dell’equilibrio e Reuven Feurestein per la teoria della mediazione.
La psicocineticadi J. Le Boulch è una metodologia cheutilizza il movimento umano in tutte le sue forme. Applicata allo sviluppo della persona diviene “educazione PSINE” e si può proporre al bambino come all’adulto: variano solamente le modalità di intervento ed i supporti utilizzati.
In condizioni privilegiate e cioè quando può essere iniziata alla nascita e protratta per tutta la vita, è un’educazione metodica, utileall’organizzazione funzionale e rispettosa della programmazione genetica. Quandocomincia in altri stadi dello sviluppo invece, diviene necessario tenere conto della situazione reale del sistema in quel momento. In tal caso si parla di educazione PSINE induttiva.
Grazie agli studi di Jean Le Boulch, si è potuto fare chiarezza nella diatriba che ha animato la cultura per molti anni sulla questione del dualismo cartesiano. La dimostrazione scientifica dell’unitarietà della persona è merito di questo grande pensatore. Egli ha intuito che l’essere umano è dotato di sistemi integratori del suo insieme ed ha studiato, ricercato, sperimentato per tutta la vita, fino a dimostrare che la sua intuizione era validata dalla scienza. In particolare oggi le neuroscienze confermano le sue teorie e la metodologia che viene praticata dall’associazione PSINE ne avvalla i contenuti applicandola in ambito educativo a persone di tutte le età.
Il percorso di ricerca e diffusione della metodologia attualmente continua grazie all’impegno e alla dedizione di alcuni tra i precursori di questo grande scienziato che hanno creduto nella validità delle sue parole, mettendosi in gioco nei propri ambiti di competenza e verificandone giorno dopo giorno, anno dopo anno, la validità e l’efficacia.
Educare tramite il movimento: le basi scientifiche
Premessa
Spesso quando è forte la preoccupazione del rendimento e della precisione gestuale, come può essere ad esempio nella pratica sportiva, si può cadere nella tentazione utilizzare il drill, rigida forma di condizionamento. Si parte dalla conoscenza d’un gesto tecnico ideale che può attraverso i mezzi oggi a disposizione – video, ecc.- essere analizzato nei minimi dettagli con decomposizione del gesto da insegnare. Ciò omologa il movimento umano a quello d’una macchina, secondo il metodo di analisi dal semplice al complesso, dall’elemento alla totalità ed è una visione del movimento dall’esterno. Il conciliare il rispetto della autonomia della persona ed il rigore di un apprendimento tecnico implicano l’applicazione di una metodologia che offra a chi impara la possibilità di farsi carico lui stesso del proprio apprendimento.
Presupposti teorici della psicomotricità neuro funzionale
La psicocinetica, scienza del movimento umano applicata allo sviluppo della persona, cerca di portare soluzioni concrete ai problemi posti dall’utilizzazione educativa del movimento, ricorrendo alle scienze umane ed a quelle biologiche.
Organismo come sistema autonomo
L’analisi funzionale considera il sistema organico nella sua totalità, somatica e mentale. Le funzioni di nutrizione apportano all’organismo energia e il loro arrivo a maturità è necessario allo sviluppo del modulo psicomotorio. Al momento della pubertà, le funzioni genitali divenute mature comporteranno una riorganizzazione completa della funzione energetica. Si utilizza il movimento come componente del modulo psicomotorio. Per definire la strategia di intervento si dovrà tener conto del fattore tempo: se l’educazione inizia precocemente saremo nell’ambito di una educazione psicomotoria metodica che aiuterà l’organizzazione funzionale pur nel rispetto della programmazione genetica. Più avanti, in altri stadi di sviluppo, sarà necessario tener conto della situazione reale del sistema al momento dell’intervento, verrà adottata una psicomotricità induttiva.
Il modulo psicomotorio
Il modulo nel suo insieme indissociabile è composto da:
– muscoli, organi del movimento, nelle loro componenti tonica e fasica
– l’insieme dei recettori sensoriali che captano l’informazione esterna
– muscolo come supporto di uno degli aspetti della informazione propriocettiva
– sistema nervoso centrale
Il ruolo del S.N.C.
Questa vasta rete di comunicazione con i centri di trattamento dell’informazione gioca nell’organismo due ruoli essenziali:
– rispetto all’interno, coordina le funzioni somatiche ed è il supporto delle funzioni mentali
– rispetto all’esterno, è un sistema aperto verso l’ambiente
Il S.N.C. regola pertanto lo scambio fra la struttura interna e l’ambiente nel processo di adattamento.
In particolare capta l’informazione a partire dalla quale, tenuto conto della situazione del sistema interno, definisce la risposta dell’organismo, cioè l’azione nell’ambiente -funzione operativa- tramite le prassi ed il linguaggio, le prime più legate alle funzioni psicomotorie, il secondo alle funzioni cognitive.
L’insieme delle funzioni operative dipende da un’altra funzione più primitiva di natura energetica assicurata dal sistema diffuso. Questa parte del S.N.C. trasporta non informazioni come il sistema nervoso operativo, ma energia. Questa funzione si esercita in due direzioni: verso l’insieme della muscolatura liscia e striata a livello della quale intrattiene un tono intrinseco -tono di base- verso la corteccia cerebrale a livello della quale determina una certa soglia di vigilanza. La funzione energetica rappresenta una vera funzione psicomotoria corporea e mentale. Esistono dunque due sotto-strutture all’interno del sistema nervoso centrale, l’una trasporta energia, l’altra veicola informazioni ascendenti –sensoriali- e discendenti – motorie. Centri decisionali sono interposti tra i due flussi di informazione. La loro organizzazione è gerarchica e comprende tre livelli decisionali, ogni livello reagisce in modo specifico e determina tre tipi di risposta:
– l’atto riflesso
– i movimenti automatici
– i movimenti intenzionali
Il versante mentale della psicomotricità funzionale: emotività, cognitività
Per quanto riguarda le funzioni mentali, collegate alle funzioni motorie, il sistema diffuso è legato alle funzioni affettive ed all’emozione. Le funzioni cognitive sono legate al sistema nervoso operativo da cui dipende nello stesso tempo il linguaggio ed il controllo dell’azione motoria. L’emozione rappresenta un aspetto complesso della condotta con le sue ripercussioni sulla componente motoria tonica all’origine delle reazioni di natura espressiva:
– mimica, modificazioni posturali, gesti
– manifestazioni neurovegetative: rossore, pallore, accelerazione cardiaca, respiratoria, sudore…
– modificazioni della voce.
A queste reazioni corporee osservabili sono associati fenomeni mentali coscienti -affetti, sentimenti- o inconsci, a partire dai quali si sviluppano stati di motivazione o di inibizione, componenti della intenzionalità o della passività.
Il sistema nervoso neuromodulatore descritto da Laborit è rappresentato dalla articolazione fra il sistema reticolare diffuso e le strutture limbiche, che giocano il ruolo di comparatore. Esse permettono di valutare la capacità dell’ambiente nel dare soddisfazione o no ai bisogni dell’organismo. Giocano in tal senso un ruolo fondamentale nella evoluzione degli atteggiamenti affettivi relativi alle differenti componenti dell’ambiente. E’ da questa esperienza emozionale che dipenderà l’evoluzione della funzione energetica verso l’attività piuttosto che verso la passività, o meglio verso l’inibizione dell’azione descritta da Laborit.
L’intervento della cognitività nel movimento può essere limitato, essa non è responsabile della totalità dell’attività motoria operativa. Esistono infatti modi più primitivi di risposta che dipendono da integrazioni sensoriali che si situano a livello riflesso o automatico.
Nella pratica
La traduzione pratica dei principi scientifici esposti richiede che vengano chiariti alcuni termini che stanno ad indicare un preciso lavoro:
– la funzione di aggiustamento globale è sollecitata dall’esperienza vissuta corporea, che non implica necessariamente l’intervento della cognitività
– la funzione di aggiustamento cognitivo corrisponde alla possibilità di programmazione cosciente dei propri movimenti attraverso una rappresentazione mentale del proprio corpo.
Il passaggio da un tipo di aggiustamento all’altro dipende da uno schema corporeo più o meno cosciente, acquisito quest’ultimo tramite un lavoro specifico che passa per la presa di coscienza tramite lo sforzo di interiorizzazione messo in atto nel trattamento delle informazioni propriocettive delle varie parti del corpo e che porta ad avere una immagine operatoria del corpo, ciò che rende possibile una vera autonomia motoria.
Questa acquisizione non va da sé. Necessita di una educazione dello schema corporeo tramite una educazione psicomotoria metodica.
Attraverso poi un lavoro di miglioramento della qualità del trattamento delle informazioni esterocettive (percezione dei dati relativi allo spazio, al tempo e agli oggetti) si completa l’educazione della persona perché sia efficace nei suoi scambi con l’ambiente.
L’ipotesi è che l’organizzazione della motricità operativa implichi la messa in gioco di due insiemi di funzioni distinte: le funzioni psicomotorie e le funzioni cognitive, non riconducibili le une alle altre, ma in interazione costante. Questa interazione avviene dal basso in alto –bottom up– e permette l’emergenza d’una cognitività che dà al soggetto accesso ad una immagine fedele della realtà. Essa avviene altresì dall’alto in basso –up down– rendendo possibile una motricità controllata e creativa sostenuta da una programmazione mentale intenzionale.
La psicomotricità funzionale deve assicurare il raccordo dei due insiemi funzionali. Ma è anche necessario accordare una attenzione prioritaria alle funzioni psicomotorie energetico-affettive da cui dipende l’equilibrio emozionale all’origine della motivazione e della intenzionalità, necessarie all’esercizio della funzione di vigilanza, supporto delle diverse forme di attenzione.
In sintesi
Il professionista, che utilizza il movimento per prevenire o per reintegrare, porterà la persona gradatamente alla conoscenza di sé e delle proprie possibilità. Ma è la persona stessa, attivamente impegnata, a scoprirsi, a valorizzare le proprie risorse funzionali, che avranno come nucleo centrale la postura, questo personale modo di stare al mondo sul quale poggiano le nostre azioni, che possono essere più o meno efficaci, sia in situazioni statiche che dinamiche. Impegnare attivamente la persona significa fare in modo che questa, attraverso il trattamento delle proprie informazioni propriocettive ed esterocettive, opportunamente condotta dall’esperto, arrivi ad identificare le proprie sensazioni, ne abbia cioè coscienza, in modo tale da poter modificare consapevolmente, se necessario, i propri atteggiamenti modulando il tono -di base, posturale, d’azione- che non resta uguale in ogni parte del corpo, che deve spesso essere differenziato a seconda delle situazioni affrontate, lavorando sugli equilibri, utilizzando al meglio i meccanismi della visione e via enumerando tutte quelle componenti fisiologiche strettamente correlate con la gestione della postura.
Pertanto è ancora utile sottolineare che nella psicomotricità funzionale la persona lavora su stessa con la mediazione dell’esperto del movimento, che saprà proporre e condurre le situazioni create ad hoc, senza preconfezionare dal di fuori le risposte da laboratorio ritenute ideali per un soggetto appunto che non esiste realmente.
Numerose discipline, appartenenti alle scienze umane -ivi comprese le scienze sociali e della comunicazione- o a quelle biologiche -in particolare le neuroscienze- studiano la persona di per sé o nella sua interazione con l’ambiente, cercando di spiegare come essa apprende.
Alcune studiano in particolare l’ambiente per adeguarlo alle esigenze della persona. E’ bene che tali studi tengano sempre ben presente che l’essere umano ha in sé grandi potenzialità ancora misconosciute da realizzare, non si deve correre il rischio di rendere i soggetti dipendenti da altro -strumenti, supporti, ecc.- e quindi incapaci di vivere pienamente le proprie risorse funzionali. Queste debbono essere attualizzate tramite lo sforzo personale perché l’essere umano resti padrone di se stesso, in grado di gestire autonomamente la propria vita, nei limiti del possibile. La gestione consapevole del proprio corpo è necessaria nella vita quotidiana, a tutte le età, e nella vita professionale. I campi di intervento per prevenire ed educare per mezzo del movimento possono pertanto essere molteplici.